Non solo mappe e triplette catastali, ma un vero e proprio arsenale di dati raccolti da fonti pubbliche e banche dati a pagamento, oltre che da rilevazioni proprie. L’integrazione di dati nuovi e non convenzionali, che vanno a sommarsi a quelli considerati tradizionali, è in grado di fornire strumenti nuovi per formulare previsioni di lungo periodo e intercettare le tendenze di mercato. Il proptech (crasi tra property e technology) rappresenta un’opportunità ad altissimo potenziale per il settore immobiliare, in grado, tra l’altro, di portare a una più profonda comprensione della molteplicità di fattori che influenzano le dinamiche di mercato del real estate.

Un esempio arriva dagli Stati Uniti, dove sono sempre più numerose le startup che lavorano sull’analisi di fonti dati non convenzionali quali i movimenti delle celle telefoniche, il numero di caffetterie o di negozi bio nel quartiere, le recensioni dei ristoranti di zona o il numero di segnalazioni alla polizia per individuare pattern utili a prevedere la traiettoria dei valori di un’area urbana e il suo potenziale in maniera sempre più realistica e automatizzata. La Location Intelligence, ovvero la capacità di derivare insight rilevanti per il proprio business dall’analisi spaziale di layer di dati georeferenziati, rappresenta una tecnologia sempre più cruciale che permette agli investitori di trasformare informazioni geo-spaziali in informazioni strategiche. Un nuovo modello di analisi insomma, che nasce dai progressi nell’ambito dell’intelligenza artificiale, sfrutta l'utilizzo di strumenti come machine learning e big data analytics e consente di sviluppare strategie commerciali avanzate.

Benvenuti nel futuro dell’immobiliare, un settore storicamente legato a dinamiche difficili da superare. Il fattore umano resta importante: ma lavorando a cavallo tra reparti sviluppo e modelli di business è possibile individuare nicchie dove è certamente possibile fare innovazione.

Una strada tracciata all’estero

Anche l’Italia ha cominciato, da poco, a seguire la strada tracciata oltrefrontiera. Il Belpaese, afferma un recente studio del Real Estate Center del Politecnico di Milano, comincia a recuperare terreno. I dati mostrano che l’andatura sta accelerando. La maggior parte delle 150 startup innovative che stanno ridisegnando uno o più ambiti del business immobiliare tricolore è nata tra il 2017 e il 2018: un segnale interessante, nonostante il fenomeno oltreoceano avesse vissuto una prima ondata già nel primo decennio del secolo.

Tra le aziende che hanno raccolto la sfida c’è anche neprix.

La divisione Tech ha realizzato una serie di tool proprietari che consentono di seguire in maniera sempre più efficiente l'articolato processo legato alla gestione del credito, arricchendo ed organizzando con algoritmi avanzati il set informativo messo a disposizione delle diverse aree di business, in ogni fase del percorso. Un'attività che si alimenta quotidianamente, grazie ad un gruppo di lavoro di circa 40 tra developer, product owner, cloud engineer, software architect project manager e analisti di dati e di processi.

Dalle fasi di acquisizione, due diligence, pricing e onboarding passando per quelle di gestione dei crediti non performing (NPL) e unlikely to pay (UTP) fino agli ambienti specializzati per i processi di asset disposal e vendita dei beni a garanzia: l'ecosistema degli applicativi consente di tracciare end to end il ciclo di vita del credito e degli asset sottostanti.

“Uno degli aspetti che ci caratterizza è proprio la capacità di integrare, analizzare e gestire dati provenienti dalle varie fasi della gestione del credito (dalla fase di due diligence sino alla vendita sui portali) per sviluppare modelli predittivi che ci permettano di definire le strategie ottimali per gestire crediti e asset sottostanti.” racconta Daniele Levi, Head of Real Estate Advisory in neprix. “Sono centinaia le informazioni di natura immobiliare associate ad ogni unità che emergono in fase di due diligence. Il nostro lavoro è quello di gestirle e incrociarle con altri dati georeferenziati che possono essere di mercato, socio-economici e demografici così come informazioni su credito e asset che raccogliamo diffusamente lungo la nostra catena del valore”, conclude Daniele.

Oltre ai dati di natura immobiliare, modellati su una struttura che conta oltre 800 campi valorizzati per ogni asset gestito dal gruppo, il modello dati consente di tracciare approfondimenti legali, finanziari, creditizi: tutto è correlato e inserito in un unico amalgama fitto di relazioni e inferenze.

“L’attenzione alla semplificazione e automazione del processo unita alla continua ricerca delle informazioni salienti che si annidano nei dati e nella loro correlazione ci consente di portare un valore particolare al cliente” aggiunge Giovanni Beltrami, Head of neprix Tech. “I dati raccolti vengono sottoposti a continui processi di raffinazione, integrati con informazioni di mercato e proiettati con modelli analitici che consentono di decidere ed indirizzare le strategie di acquisto, di gestione e di valorizzazione di credito ed asset”, conclude Giovanni.

Ripensare l’immobiliare

Gli attori il cui ingresso sul mercato è più recente hanno oggi la possibilità di ripensare i processi in maniera creativa, trasversale, integrata e funzionale. Nonostante il proptech si trovi ancora in fase embrionale, la direzione è chiara e le innovazioni evolvono in maniera esponenziale. Diventa, quindi, imprescindibile per le aziende di settore adattarsi e integrare l’utilizzo della tecnologia nel proprio business tradizionale.