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La responsabilità del creditore nel nuovo Codice della crisi di impresa

La crisi costituisce una particolare forma di squilibrio dell’assetto finanziario e patrimoniale di una società, originato da rilevanti perdite economiche e di valore del capitale, da forti squilibri nei flussi finanziari, nonché dalla intervenuta difficoltà di accesso al mercato del credito per perdita di fiducia da parte della comunità finanziaria, ma anche di clienti, fornitori e personale in genere. 

La questione assume rilievo da un punto di vista economico (con tutti gli indicatori a testimoniarlo) ma anche reputazionale. Una contingenza che rende difficili operazioni un tempo relativamente meno complesse

Per provare a superare l’impasse, non solo è necessario mettere ordine nei conti e nell’azienda, magari affidandosi ad un professionista esterno in grado di dare un supporto qualificato ad affrontare (e auspicabilmente superare) il momento di discontinuità;  è importante, laddove ve ne siano le condizioni, avviare un percorso di risanamento secondo le indicazioni  fornite dalla normativa di riferimento.  

Per l’azienda in crisi è, inoltre, fondamentale recuperare rapidamente quella credibilità sul mercato necessaria per poter accedere al credito e ripristinare una continuità di business ed una produttività economico/finanziaria.  

 

Un nuovo linguaggio 

Nel testo del Codice della Crisi d’impresa e dell’Insolvenza, entrato in vigore definitivamente a luglio 2022, il linguaggio riflette una narrazione maggiormente attuale e in linea con la necessità di evitare lo stigma e la contrapposizione tra i soggetti coinvolti.  

La parola “fallimento”, ad esempio, , è stata sostituita con altre definizioni (i.e. “liquidazione giudiziale”), e si è particolarmente posto l’accento sulle misure di prevenzione, sui sistemi di allerta e sulle procedure di composizione negoziata.  

Lo sforzo del legislatore è stato quello di creare una cornice collaborativa adatta affinché debitore e creditori cooperino nel maggior interesse comune: anche, se necessario, con l’interposizione di soggetti terzi. Sfortunatamente, non esiste un “manuale di istruzioni” valido per tutti i casi. 

La buona notizia, tuttavia, è che il Codice si apre con alcune disposizioni generali rivolte agli attori che concorrono alla gestione della crisi o dell’insolvenza, e possono servire da bussola.  

Tali paragrafi sono dedicati ai principi che devono ispirare l’utilizzo degli strumenti, laddove in precedenza la formulazione dei suddetti era spesso lasciata all’opera degli interpreti. Parliamo, per così dire, dei “valori” che devono ispirare l’azione e porsi quali linee guida generali nella gestione della crisi. 

 

I doveri del debitore 

Il debitore è tenuto a dotarsi degli strumenti (anche informatici) idonei ad anticipare quanto più possibile  la crisi o, quantomeno, utili a una sua rilevazione tempestiva, al fine di assumere senza indugio le iniziative necessarie. Non solo: il debitore è, ovviamente, tenuto ad agire secondo principi di buona fede, correttezza e collaborazione.  

Si vuole, chiaramente, oggettivizzare la valutazione dello stato di crisi e porre rimedio alla “naturale” asimmetria informativa tra debitore e creditori, evitando che la situazione di venga riconosciuta quando è troppo tardi per agire; anche perché non di rado giocano un ruolo importante l’emotività, il timore, la speranza dell’imprenditore di risolvere il problema col tempo.  

Entrare in possesso delle informazioni rilevanti può essere molto complesso. La letteratura, tuttavia, dimostra che un intervento precoce, una disclosure piena, aumentano le possibilità di successo e di ripresa dell’attività economica.  

 

Le responsabilità del creditore 

Ma anche il creditore ha specifiche responsabilità, che possono essere desunte direttamente dal testo – sottolinea Francesca Giani, Head of UTP Management di neprix – e il suo comportamento virtuoso può senz’altro concorrere alla buona riuscita dell’operazione”. 

Quali sono? “I creditori sono tenuti a comportarsi secondo buona fede e correttezza e a ‘collaborare lealmente’ e in modo sollecito con l’imprenditore e tutte le parti eventualmente coinvolte. Va inoltre rispettato ‘l'obbligo di riservatezza sulla situazione del debitore, sulle iniziative da questi assunte e sulle informazioni acquisite’.  

I medesimi principi di buona fede e correttezza, collocati all’inizio del testo, devono quindi ispirare tutto l’agire, sia esso quello dell’impresa, dell’imprenditore o dei creditori.  

“Il legislatore intende porre un freno a operazioni potenzialmente rischiose e dannose per tutti gli stakeholder. Considerando lo stato di difficoltà, imprenditori e management potrebbero, infatti, essere tentati dal porre in essere operazioni con un margine di rischio più alto nella speranza di risolvere i problemi. Il debitore invece, ribadisce la norma, è tenuto a gestire il patrimonio o l'impresa nell'interesse prioritario dei creditori” ricorda Giani.  

“I creditori – prosegue Giani – dal canto loro hanno il dovere ‘di collaborare lealmente’ con il debitore, astenendosi da atteggiamenti dilatori od ostruzionistici. La giurisprudenza dovrà esprimersi sulla portata di questi obblighi, ma si può già ritenere che, in qualche caso, oltre a evitare comportamenti omissivi, il testo possa spingersi a suggerirne di positivi, volti a favorire l’altrui interesse”. 

 

La ricerca del punto di equilibrio 

La difficoltà pratica giace, naturalmente, nell’individuazione del punto di equilibrio nelle trattative volte a evitare l’insolvenza. Queste possono coinvolgere diversi creditori che devono essere egualmente tutelati e avere soddisfazione. Occorre, però evitare azioni ‘di forza’ o di intralcio, o l’avvio di procedure - da parte dei creditori maggiormente esposti - tali da poter potenzialmente danneggiare gli altri aventi diritto”.  

“Come si vede, la disciplina è complessa e va ‘sperimentata’ sul campo – conclude Giani - A pochi mesi dall’entrata in vigore è senz’altro possibile affermare che il nuovo Codice rappresenta per certi aspetti un passo in avanti. Appare, tuttavia, chiaro che, nonostante questo, occorrerà tempo perché la giurisprudenza precisi i concetti chiave e tutti gli attori in gioco si attrezzino adeguatamente”.  

 

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